Il canone concordato del Comune di Milano non riduce gli affitti

Sicet, Unione Inquilini e Asia non firmano l’accordo

Il canone concordato annunciato dal Comune di Milano non riduce i costi degli affitti e penalizza gli inquilini. Nel comunicato stampa del 27 luglio Sicet, Unione Inquilini e Asia hanno dichiarato la loro posizione contraria all’accordo sul canone, definito “inutile e dannoso”.

Sindacato inquilini casa e territorio, Unione Inquilini, Associazione Inquilini e Abitanti ricordano che il canone concordato sugli affitti dovrebbe avere l’obiettivo di contenere il costo degli appartamenti in affitto ma, paradossalmente, ha un effetto contrario. Il risultato è un aumento del canone concordato attuale che va da un minimo del 36% a punte del 148%, per effetto della riduzione a 5 delle zone omogenee in cui è suddivisa della città.

Con il nuovo accordo si raggiungono prezzi molto simili e in alcuni casi superiori rispetto al “mercato libero”. Ad esempio un alloggio di 70 mq catastali (circa 60 mq calpestabili) in viale Misurata potrà essere affittato a 1.800 euro mensili (a cui sono da aggiungere le spese) e la proprietà avrà diritto a detrazioni fiscali e bonus.

Sicet, Unione Inquilini ed Asia, che insieme rappresentano la maggior parte degli inquilini a Milano, hanno annunciato, da settembre, iniziative di discussione e mobilitazione sull’argomento, a partire dagli inquilini delle grandi proprietà, dove il canone concordato era già applicato con valori molto più bassi e dove quindi gli effetti del nuovo accordo rischiano di essere pesantissimi.

Leggi il comunicato stampa integrale:

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