
L’Italia è in recessione, ma il governo pensa ad altro
Più che valide le ragioni che hanno portato il sindacato a indire la manifestazione del 9 febbraio.
L’ economia italiana è entrata ufficialmente in recessione. A confermare le previsioni che aleggiavano da tempo (anche a Palazzo Chigi) è l’Istat, che evidenzia come nel quarto trimestre del 2018 il Pil sia diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente conquistando il record negativo da cinque anni a questa parte.
E poiché si tratta del secondo calo trimestrale consecutivo, dopo il -0,1% segnato nel terzo trimestre dell’anno scorso, l’Istituto di statistica certifica che siamo tecnicamente in recessione.
Una doccia fredda (prevedibile) per il Governo, che ora dovrà rifare i conti di una manovra ”sbagliata”, come l’hanno definita i sindacati che il 9 febbraio scenderanno in piazza a Roma proprio per protestare contro quella Legge di bilancio che sin dall’inizio mostrava vistose smagliature. Se la situazione non migliorerà nei prossimi mesi, l’inflazione acquisita per il 2019 resterà ferma a -0,2%, lontana da quello 0,6% previsto da Bankitalia (criticata ferocemente da Di Maio e Salvini) e lontanissima da quell’1% indicato dal Governo nella stessa manovra.
I dati dell’Istat sul Pil, per la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan,”sono molto preoccupanti” e fanno intravedere ”gravi rischi per l’occupazione”:
”Tutti gli indicatori economici del Paese – avverte – stanno tornando indietro. Se il Paese torna in recessione entriamo in un tunnel senza sbocco, dopo tanta fatica per uscirne. C’è un unico modo – aggiunge – per evitare tutto questo: sbloccare le opere infrastrutturali, investire in economia reale, informazione, ricerca, in innovazione, partendo da quello che da subito sbloccherebbe centinaia di migliaia di posti di lavoro, cioè le infrastrutture”.