Con il dato del mese di dicembre 2020 l’Inps ci restituisce i valori della Cig di tutto il 2020, quattro miliardi e trecento milioni di ore richieste in Italia, un miliardo e cento in Lombardia.
Caricando su un grafico a istogrammi questi valori e aggiungendoli alla serie dei dati annuali a partire dal 2008, anno di inizio delle pubblicazioni dell’Inps, la forma del grafico passa da quella della montagna, molto ripida sul lato sinistro e dolcemente degradante su quello destro per il periodo 2008-2019, a quella del treno a vapore con la locomotiva fornita di un alto fumaiolo e seguita da tanti vagoncini di altezze non molto dissimili tra loro.
Tale e tanta è stata l’esplosione dei valori in un solo anno, da annichilire tutti quelli precedenti.
Il valore più alto, dopo quello del 2020, risale al 2010, che però è poco più di un quarto del primo. La Cig richiesta lo scorso anno supera abbondantemente la metà della somma di quella richiesta dal 2008 al 2019. Questa è la drammatica fotografia dello stato in cui versa il nostro sistema produttivo e dell’immane lavoro che dovrà essere fatto per riportare la situazione a una soglia di nuova “normalità”.
In dicembre 2020 la Cig scende di un altro gradino, dopo quello di novembre 2020.
Si passa dai 108 milioni di ore di ottobre, a 90 milioni di ore di novembre, a 84 milioni di ore di dicembre, tornando quindi vicini ai valori di settembre.
Tuttavia è una discesa molto faticosa e, se invece di guardare ai mesi si guarda ai trimestri, la Cig scende da 542 milioni di ore del secondo, a 266 milioni del terzo, ma risale a 282 milioni di ore nel quarto.