In un momento in cui il Ssn (Servizio sanitario nazionale) del nostro paese, si trovava in una condizione di massima debolezza perché per circa un quindicennio è stato depotenziato economicamente è attaccato dal COVID19.
Questo episodio ha messo in evidenza come e perché la sanità pubblica deve essere salvaguardata.
Il Ssn ha consentito all’Italia di affrontare l’emergenza senza aggiungere alla sofferenza della malattia e alla paura della morte, la preoccupazione del costo di trattamenti.
Si dovrà ripartire, andando oltre le solite dichiarazioni di principio, questo è il momento di agire per riorganizzare e rilanciare il nostro sistema di welfare nelle sue componenti sanitaria, socio sanitario e socio assistenziale, a partire dal territorio.
Una fase nuova che, attraverso una rivoluzione culturale, guardi al sistema sanitario non come una voce di costo, ma come un momento di sviluppo.
È essenziale, quindi, un forte impegno da parte di tutti per riavviare una riorganizzazione del sistema in un contesto di equilibrio tra la rete ospedaliera e quella dei servizi territoriali.
Al Paese serve un Ssn adeguato per tutelare la salute delle persone nei luoghi nei quali esse vivono, partendo dalla prevenzione, passando per le cure primarie e arrivando, ove necessario, anche all’ospedale.
Tale riorganizzazione dovrà essere focalizzata sul ”Distretto socio-sanitario”, in grado da organizzare i servizi in funzione delle persone e della Comunità e di rispondere ai bisogni socio-sanitari del livello locale.
Nell’insieme dell’assistenza territoriale è importante che vengano definiti gli standard e i requisiti qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi per l’assistenza territoriale, e per le strutture residenziali e semi residenziali che operano nell’area della integrazione socio sanitaria.
La questione del vaccino che si colloca nel ragionamento odierno e sul quale è assolutamente prioritario un impegno straordinario a sostegno della campagna vaccinale, soprattutto rispetto alla riduzione dei tempi di somministrazione che dovrà coinvolgere e raggiungere tutta la popolazione.
Il Governo deve rompere ogni indugio e decidere di utilizzare i 37 miliardi messi a disposizione dal Mes sanitario, considerato che tale somma corrisponde ai tagli effettuati nella sanità pubblica negli ultimi dieci anni.