Censis: Il Covid ha accentuato le diseguaglianze e gli italiani sono disillusi e più individualisti, ma chiedono pene severe per chi non rispetta le norme di prevenzione
Il rapporto annuale del CENSIS fa emergere una situazione sociale molto preoccupante, ma anche molto contraddittoria. Gli italiani sono sempre più divisi tra garantiti e non garantiti e in molti casi diventano intolleranti.
«Privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia – scrive l’istituto di ricerca – capace di essere il collante delle comunità, il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data, alla rissosità della politica e ai conflitti inter-istituzionali. Uno degli effetti provocati dall’epidemia è di aver coperto sotto la coltre della paura e dietro le reazioni suscitate dallo stato d’allarme le nostre annose vulnerabilità e i nostri difetti strutturali, del tutto evidenti oggi nelle debolezze del sistema.»
La paura per la pandemia, ma anche per le prospettive economiche, stanno modificando profondamente i modi di pensare fino a mettere in discussione principi fondamentali della convivenza e della democrazia «Il 73,4% degli italiani – continua il CENSIS – indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente. Che porta alla dicotomia ultimativa: “meglio sudditi che morti”».
Di fronte ai rischi del contagio gli italiani rifuggono dai negazionisti e appoggiano compattamente le restrizioni degli ultimi mesi: «Il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni alla mobilità personale. Il 77,1% chiede pene severe per chi non indossa le mascherine di protezione delle vie respiratorie, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento.»
Ma accanto al doveroso sostegno a provvedimenti salvavita, emergono altri convincimenti che possono minare le basi democratiche: «Il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, accettando limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione e di iscriversi a sindacati e associazioni.»
La paura e la perdita di reddito determina anche una visione discriminante, in una logica del “Si salvi chi può” e farne le spese potrebbero essere i più deboli e gli anziani: «Per il 49,3% dei giovani è giusto che gli anziani vengano assistiti solo dopo di loro.»
I pensionati, come i lavoratori pubblici, vengono considerati dei garantiti anche se una larga parte di loro: «Ha fornito un aiuto economico a figli e nipoti in difficoltà: un “silver welfare” informale.»
A pagare il prezzo più alto della situazione economica sono le donne e i giovani: «Rispetto all’anno scorso, nel terzo trimestre sono già 457.000 i posti di lavoro persi da giovani e donne, il 76% del totale dell’occupazione andata in fumo (605.000 posti di lavoro). E sono 654.000 i lavoratori indipendenti o con contratto a tempo determinato senza più un impiego.»
E intanto, anche a causa della crisi legata al covid-19, crescono ancora le distanze sociali, reali e percepite: «Il 90,2% degli italiani è convinto che l’emergenza e il lockdown abbiano danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili e ampliato le disuguaglianze sociali. (***) Sono 1.496.000 le persone con una ricchezza che supera il milione di dollari (circa 840.000 euro): sono pari al 3% degli italiani adulti, ma possiedono il 34% della ricchezza del Paese.»
Il rapporto prosegue con altre analisi interessanti riguardanti il mondo della scuola, della sanità e delle diseguaglianze digitali. Sarà utile che tutte le persone che rivestono ruoli di governo e di rappresentanza lo leggano con attenzione, anche perché la situazione che emerge è davvero grave e, per certi versi, pericolosa.