Mai come oggi è importante ricordare i razzismi e la legittimazione dell’odio, oggi proprio quando i negazionismi di ogni paese avanzano nel mondo.
Una ricerca di Eurispes dell’ottobre dello scorso anno rileva l’aumento di coloro che non credono nell’orrore della Shoah.
In Italia negli ultimi 15 anni la % di chi fa queste scelte è passata dal 2,7% al 15% e ben 16% sostengono che la persecuzione sistematica degli Ebrei “non ha fatto così tanti morti”.
I Social Network diventano poi spesso il luogo dove, anche nell’anonimato, si veicolano odio, rabbia e intolleranze di ogni tipo.
Eppure le vite degli uomini e delle donne sterminate nei lager nazisti sono lì a parlarci della brutalità e delle tragiche conseguenze che ha lasciato e che semina ogni giorno il razzismo.
Durante la Shoah la vita e la dignità è stata tolta senza distinzione di sesso, ma furono le donne a subire le persecuzioni se possibile ancora più brutali, spesso stuprate e abusate nei campi femminili e allontanate da ogni affetto prima di essere uccise.
Un incubo che ha segnato la loro vita per sempre, nei rapporti sociali, negli affetti, negli ideali e ha fatto perdere ogni certezza sui sentimenti di uguaglianza, fratellanza e speranza di una vita migliore.
Chi fra loro ha avuto la fortuna di sopravvivere(Liliana Segre, Le sorelle Bucci, Ilse Weber, Edith Bruck, Etty Hillesum), non ha perso l’occasione di raccontare e raccontarsi, diventando portavoce con ogni mezzo di un momento buio della storia e mostrandosi quale esempio vivente che una seconda possibilità c’è per tutti e tutte, anche per chi ha vissuto ingiustizie, umiliazioni, violenze e vessazioni di ogni tipo.
E allora vale la pena di ricordare qui il messaggio da “nonna” che Liliana Segre ha fatto ai suoi nipoti e ai nipoti di tutto il mondo, citando il disegno della farfalla gialla sopra il filo spinato fatto dalla bambina nel lager: “che ( le future generazioni) siano in grado di fare le scelte con la loro responsabilità e la loro coscienza, essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati” senza farsi mai trafiggere.
Nadia Bertin Coordinamento donne Fnp MM