Rapporto Caritas su pregi e limiti del sussidio per la povertà istituito nel 2019
Si è svolta a Roma la presentazione della sesta edizione del Rapporto sulle Politiche contro la povertà, con un monitoraggio sul Reddito di Cittadinanza, dal titolo “Lotta alla povertà: imparare dall’esperienza, migliorare le risposte”. È stata l’occasione per avanzare alcune proposte di miglioramento e per il Ministro Orlando il Reddito di Cittadinanza non può essere abolito o il Paese si ritroverà da un giorno all’altro senza strumenti per contrastare l’impoverimento crescente. Questo è, al momento, lo studio più ricco e articolato sinora prodotto sull’attuazione del RdC in Italia.
Il rapporto è l’esito di un percorso di studio, ricerca e riflessione che muove, dunque, dall’esigenza di comprendere a fondo le dinamiche dell’attuazione della misura del RdC, interpellando tutti gli attori che sono impegnati nella sua realizzazione e creando occasioni di confronto e di scambio tra le persone. Ed è anche, allo stesso tempo, uno strumento che intende, alla luce del lavoro svolto, proporre una direzione di cambiamento del RdC in un’ottica di partecipazione condivisa e plurale. Il volume si compone di sei parti: il profilo dei beneficiari del RdC e le caratteristiche del trasferimento monetario; i percorsi di inclusione; il RdC e i beneficiari dei servizi Caritas; il RdC nel contesto internazionale; le misure emergenziali; riflessioni conclusive.
Secondo i dati attualmente disponibili, infatti, fra le famiglie in povertà il 44% beneficia del Reddito mentre il 56% non fruisce della misura. Esiste dunque una percentuale significativa di persone che vivono sotto la soglia di povertà che non ricevono la misura avviata nel maggio 2019 proprio nell’ottica del contrasto alla povertà e della promozione dell’attivazione lavorativa, questo significa che in Italia più della metà dei poveri non riceve il Reddito di Cittadinanza.
I dati disponibili mostrano che fra tutti coloro che ricevono il Reddito di Cittadinanza, il 64% sono famiglie in condizione di povertà ma il 36% sono famiglie che non vivono sotto la soglia di povertà: è il tema dei cosiddetti “falsi positivi”, cioè di persone che rientrano nelle regole fissate per ottenere la misura pur non essendo in realtà al di sotto della soglia che definisce la povertà assoluta (da notare che se la Caritas individua in questa situazione oltre un terzo dei beneficiari del RdC, la Banca d’Italia in un suo studio si spinge a stimarne una quota pari al 51%, oltre la metà dei beneficiari).
I dati indicati dalla Caritas segnalano che le famiglie povere escluse tendono più di frequente a risiedere nel Nord, ad avere minori, ad avere un richiedente straniero e ad avere un patrimonio mobiliare (risparmi) superiore alla soglia consentita.
Attualmente sono escluse dalla possibilità di richiedere il RdC ben 4 famiglie straniere su 10.
È necessario agire per realizzare quei cambiamenti che siano capaci di rendere la misura più precisa nel suo obiettivo di contrasto alla povertà. Si propone quindi un’agenda per il riordino del RdC a partire da quattro presupposti: il RdC è importante nel fronteggiare la povertà; sono maturi i tempi per un riordino finalizzato a rafforzarlo; vi è un’ampia concordanza nella ricerca scientifica sulle principali aree di miglioramento; vi è la necessità di un insieme limitato d’interventi disegnati con precisione chirurgica.
Il Reddito di Cittadinanza è un’opportunità che va accompagnata a livello locale, va monitorata a livello nazionale, è uno strumento per promuovere una conoscenza competente della povertà anche a partire da un’attenta analisi delle politiche di contrasto per creare sempre di più percorsi di accompagnamento, è un sostegno alle persone in povertà, è necessario ed è un bene prezioso che va mantenuto e sempre più migliorato avendo a cuore soprattutto le condizioni dei più “fragili”.