È stato appena pubblicato un interessante studio clinico “Renaissance”, dell’Ospedale Niguarda di Milano che valuta la risposta immunitaria al vaccino anti-Covid nel lungo periodo (da 14 giorni a 1 anno).
Si tratta del primo studio avviato in Italia e uno tra i più ampi europei in termini di casistica.
Tutti i partecipanti allo studio hanno completato il ciclo vaccinale tra gennaio e febbraio 2021, con vaccino Pfizer. Con le prime due analisi, cioè dopo 14 giorni e 3 mesi dalla vaccinazione, era stato osservato una risposta anticorpale in circa il 99% dei vaccinati. Gli studi sierologici a distanza di 6 mesi confermano che nella stessa percentuale di vaccinati, cioè il 99%, vi è una buona presenza di anticorpi in circolo. Tra i pochi (1%) che invece non mostrano una risposta rilevabile, alcuni fin dall’inizio, vi sono anche soggetti con condizione clinica di immunodepressione.
I dati sulle persone che si sono infettate dopo la vaccinazione sono estremamente confortanti. Soltanto 10 operatori sanitari hanno contratto l’infezione e, 9 su 10, in maniera asintomatica o quasi e solo uno in maniera sintomatica. Tra l’altro in questo caso si trattava di uno dei soggetti fragili che non aveva inizialmente risposto alla vaccinazione.
In un altro studio pubblicato su “Clinical Cancer Research” condotto presso l’Istituto Regina Elena della Università Sapienza di Roma sull’efficacia del vaccino anti Covid nei pazienti oncologici, che ha arruolato 816 pazienti con diversi tipi di neoplasie solide, in particolare tumore della mammella (31%), del polmone (21%) e melanoma (15%), in trattamento attivo o sottoposti a cure nei 6 mesi precedenti la vaccinazione anti COVID, ha dimostrato come il vaccino sia essenziale per queste persone inducendo un’ottima risposta immunitaria. Dallo studio emerge con chiarezza il valore fondamentale della seconda dose nelle persone colpite da cancro e molto fragili, che devono riceverla entro 21 giorni dalla prima, pena il potenziale rischio di contagi. Infatti il tasso di risposta anticorpale è aumentato nei pazienti oncologici in maniera significativa dal 59,8% a 21 giorni dalla prima dose fino al 94,2% dopo 7 settimane.
Nello studio è anche emerso lo scarso valore aggiunto degli anticorpi neutralizzanti anche particolarmente costosi, i cui test possono essere evitati nei pazienti oncologici. La frequenza di effetti collaterali locali o sistemici, nella maggior parte dei casi lievi, è stata bassa e comunque in linea con quanto osservato nei sani, anzi la comparsa di effetti collaterali espressione dell’attivazione della risposta infiammatoria è stata osservata correlata ad un maggiore tasso di risposta anticorpale.
“Alla luce di questi studi – scrive la segreteria nazionale FNP – si rafforza la nostra idea che l’unico modo per uscire dalla pandemia è quello di sostenere il più possibile ricerca scientifica, conoscenza, competenza e, quindi, valorizzare e promuovere l’importanza dei vaccini, come strumento di prevenzione di sanità pubblica e di rilancio economico sociale.”