I dati Eurostat ricordano che il reddito reale delle famiglie italiane è diminuito
Il lavoro cresce in Italia ma la tendenza, ancorché molto positiva, non basta a sollevare i redditi delle famiglie, erosi dall’inflazione. Le tabelle Eurostat sul Quadro di valutazione sociale indicano che, negli ultimi dieci anni, dal 2013 al 2023, il potere di acquisto degli stipendi lordi in Italia è sceso del 4,5 per cento.
Una delle chiavi per capire i disagi del Paese sta in questi numeri. I salari attuali non crescono a sufficienza per coprire l’aumento dei prezzi.
Così, il reddito disponibile reale lordo delle famiglie nel 2023 è di più di sei punti al di sotto di quello del 2008, (93,74%); peggio di noi è andata solo in Grecia (con un reddito lordo reddito del 72,1% rispetto a quello del 2008).
Ignazio Ganga, segretario confederale, dopo la diffusione dei dati Eurostat ha commentato:
“Per la Cisl la tutela del potere di acquisto delle famiglie dovrà poter prevedere la messa in campo di strumenti tesi ad arginare la speculazione che insiste nel carrello della spesa da associare necessariamente al rinnovo tempestivo dei contrati pubblici e privati scaduti, non abbassando la guardia sul versante dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita. (…)
Come più volte affermato, secondo la Cisl per restituire potere di acquisto ai redditi (in particolare quelli più bassi) sarebbe necessario un intervento a “ventaglio” che agisca su più variabili fra cui prezzi, tariffe, carburanti, affitti, fisco nazionale e locale, tutti aspetti che incidono in modo significativo sul potere di acquisto di lavoratori e pensionati”.