Vivere dopo un femminicidio

21 novembre 2024

L’incontro a Legnano, in vista del 25 novembre, contro la violenza sulle donne

Al Castello di Legnano si è tenuto il 21 novembre l’incontro promosso dal coordinamento Politiche di Genere della Fnp Cisl Milano Metropoli “Vivere dopo un femminicidio“. L’introduzione di Ester Balconi, responsabile del coordinamento, ha individuato il tema che riguarda la vita delle famiglie, i figli, i nonni che, dopo l’uccisione di una donna da parte di un uomo e della relativa attenzione mediatica, restano soli e all’ombra.
Esiste una legislazione che garantisce l’accesso ad un fondo economico per garantire la crescita dei figli rimasti “orfani speciali”, ma la lentezza burocratica spesso impedisce la reale fruizione del diritto. E’ questo il motivo per cui è nata l’Associazione Edela, la cui presidente, Roberta Beolchi, si è detta portavoce di un “popolo silente” che dopo il femminicidio si impegna nelle istituzioni, nelle scuole e nell’aiuto alle altre famiglie. Gli orfani di femminicidio restano figli con un meno davanti: meno mamma, meno amore, meno chances.

Vivere dopo un femminicidio: il dramma di chi resta

Laddove non ci sono le risorse economiche e culturali, le famiglie che restano spesso rinunciano anche alla richiesta dell’assegno mensile di sostentamento ( circa 300 euro al mese). Affrontano un percorso legale difficilissimo e molto doloroso per i rimasti perché, ancora oggi, nei processi si usa un linguaggio violento e svilente per la donna vittima; raramente si parla dell’uomo. Oggi occorre spostare l’attenzione sugli uomini in via educativa e preventiva dato che la legislazione di repressione è ormai compiuta.

La scrittrice e giornalista Stefania Prandi ha studiato e pubblicato testi su questo argomento, frutto di un lavoro collettivo, iniziato nel 2016, che non ha trovato subito la possibilità di essere conosciuto e pubblicato.
Cultura e stereotipi non hanno preso in considerazione il dramma di chi resta. È una storia scritta con sguardo femminile e femminista: ancora oggi, nelle aule di tribunale viene sempre tolta la dignità alla donna vittima .Ad oggi non esiste un registro degli orfani – sono circa 3000 – , forse perché questo imporrebbe una presa in carico da parte delle Istituzioni che ancora non è realtà.
Aiutare i bambini orfani significa poter migliorare la società, per rompere il cerchio della violenza, visto che è possibile che i minori riproducano i vissuti famigliari di maltrattante per i maschi e di maltrattata per le femmine.

Che cosa si può fare

Il Comune di Legnano, capofila di una rete anti violenza, è intervenuto con la sua Assessora Ilaria Maffei e la responsabile della Commissione Pari Opportunità. Il Comune si muove su più versanti: quello preventivo e di stimolo culturale nell’ambito del lavoro, della scuola e della fragilità e quello curativo perché ospita un centro antiviolenza, una casa protetta e un centro dedicato agli uomini maltrattanti a cui pochi si rivolgono e spesso solo per poter usufruire di uno sconto di pena.
Nel corso dei lavoro ci sono state le testimonianze di 2 nonne che si sono prese in carico i nipoti, orfani della figlia uccisa. Adriana Formicola e Vera Squatrito, che con grande forza d’animo hanno raccontato le necessità a cui devono fare fronte, aiutate solo dalla solidarietà della Associazione Edela.

Liliana Chemotti, coordinatrice politiche di genere della Fnp Lombardia ha ricordato che lo stereotipo fa ancora oggi disconoscere che quelli che uccidono non sono genericamente delinquenti, ma sono i compagni, i mariti, i fidanzati a cui viene riconosciuto una sorta di troppo amore, gelosia o rabbia; rimandando l’attenzione alle politiche culturali.

Gabriella Tonello, segretaria generale Fnp Cisl Milano Metropoli,  ha concluso l’incontro ricordando che come pensionati, nonni si deve dare un esempio positivo ai giovani nelle relazioni affettive ed essere sempre presenti e partecipare alle iniziative che concorrono ad elaborare una cultura del rispetto.